La prima Corte d'Assise di Milano ha inflitto condanne fino a 15 anni di reclusione nel processo alle cosiddette «nuove Br» del partito comunista politico-militare. Le pene inflitte vanno da 15 anni di reclusione ai 10 giorni d'arresto per 14 imputati, mentre tre sono stati assolti. Sono stati condannati a 15 anni Davide Bortolato e Claudio Latino, ritenuti rispettivamente i leader della cellula padovana e di quella milanese. A 13 anni e 10 mesi di reclusione è stato condannato Vincenzo Sisi, ritenuto a capo della cellula torinese. Slogan e canti hanno fatto seguito alla lettura della sentenza, che i neo brigatisti hanno accolto con pugni chiusi e intonando le note dell'Internazionale. Tra i slogan urlati dal pubblico - composto da parenti e amici degli imputati - e dagli stessi imputati chiusi in gabbia, i più ricorrenti sono stati «Contro la crisi dell'imperialismo guerra di classe per il comunismo» e «Contro il fascismo e la repressione, rivoluzione».
RISARCIMENTO A ICHINO - Alcuni degli imputati del processo sono stati condannati a risarcire in solido i danni al senatore e giuslavorista Pietro Ichino, liquidati dalla prima Corte d'Assise in via definitiva in 100 mila euro. Ichino, secondo l'accusa, era nel mirino del gruppo del Partito comunista politico-militare. Alla presidenza del Consiglio, costituita parte civile nel processo, la corte ha riconosciuto il danno condannando alcuni degli imputati a risarcire in solido un milione di euro. È la stessa cifra che era stata richiesta dall'avvocato della presidenza del Consiglio, Michele Damiani.
GLI AVVOCATI DELLA DIFESA - Dure le reazioni dei difensori degli imputati che sono arrivati a dire che «il tribunale fascista era più rigoroso e più garantista, ormai si sono azzerati completamente gli spazi di democrazia». Uno dei legali , Ugo Giannangeli, commentando la sentenza ha sottolineato come «la Corte ha scelto la formazione», riferendosi alla sostituzione, nella penultima udienza, di tre giudici popolari che hanno giustificato la loro assenza in camera di consiglio con ragioni di salute o familiari. «Chi ripagherà Andrea Tonello per aver subito più di un anno di carcere?» è invece la domanda che si pone l'avvocato che lo difende, Carlo Covi. Il legale ha spiegato che Andrea Tonello, assolto perchè il fatto non sussiste, «ha passato due anni tra carcere e arresti domiciliari, si è rovinata la vita di un uomo di cinquant'anni». L'avvocato ha parlato inoltre di un «processo politico» e di «sostanziale ingiustizia di questo processo».
IL PRESIDIO DEI CENTRI SOCIALI - Una quarantina di persone, tra parenti e amici dei detenuti nel processo alle nuove Brigate Rosse, perlopiù militanti del centro sociale «Gramigna» di Padova, sta svolgendo un presidio davanti agli uffici dell'amministrazione penitenziaria del carcere milanese di San Vittore. I partecipanti alla protesta inneggiano slogan per la «libertà dei compagni» e contro i trasferimenti da un carcere all'altro a cui sarebbero stati sottoposti, a loro dire ingiustamente, alcuni dei detenuti nell'ambito della inchiesta sulla formazione estremista. Sono presenti diversi agenti di polizia, ma, per il momento, non si registrano tensioni.
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Finalmente dopo tanti anni si è avuta la giusta giustizia.
RispondiEliminaSaluti, Matt
«Contro la crisi dell'imperialismo guerra di classe per il comunismo»
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