
E’ l’ora delle responsabilità” hanno urlato dai microfoni installati dal Comitato Natale De Grazia nella piazza San Francesco di Campora san Giovanni . Un appello forte fato alle migliaia di persone che sono accorsi per sentire i ragazzi del Comitato parlare sulle navi dei veleni e sulla jolly Rosso. Un assemblea popolare pubblica che ha sancito ancora una volta l’attenzione che la gente ha verso questo problema, circondo da morti per tumori. Dei sindaci nemmeno l’ombra. Dovevano convocare consigli comunali aperti su tutta la costa tirrenica , ma ancora non se ne è visto nessuno. I sindaci hanno firmato, e neanche tutti, l’appello al governo perchè si muova sulla questione e adesso se ne stanno tranquilli ad attendere risposte che ancora non arrivano. Il governo aspetta i risultati della barca Astrea , già al largo di Cetraro prima di prendere qualche decisione. La gente accorsa all’assemblea popolare mormora tra loro. Molti sapevano cosa stava succedendo. Molti hanno visto camion andare avanti ed indietro in quella famosa notte del 14 dicembre. Notte nella quale la nave è rimasta incustodita fino alle 5 del mattino successivo alla mercè dei clan accorsi a svuotarla . Testimoni ben ricordano la direzione presa da quei camion. Località Grassullo, della quale nessuno parla più, località Foresta sulla quale come ha chiarito il sindaco Cuglietta non sono state trovate tracce di radioattività, il fiume Oliva dove adesso sono incentrate le ricerche. Testimoni dicono che la mattina successiva i camion erano scortati da vigili urbani e carabinieri. Ma erano i carichi ufficiali, quelli che svuotarono la stiva da alimenti scaduti e tabacchi . I rifiuti tossici erano probabilmente nei containers. Ed è sui containers che i conti non tornano. Ne era convinto il capitano De Grazia che lo riferì al procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri. La società Messina dice che i containers erano solo venti ed a questi vanno aggiunti altri 5 contenitori di varia natura. In tutto fa 25. I documenti della Capitaneria di porto di Vibo parlano di 17 containers recuperati dalla stiva della Jolly Rosso ed altri tre recuperati in mare successivamente a spese proprie dal settimanale L’Espresso a seguito dell’inchiesta di Riccardo Bocca. Ci si chiede come mai il gip Fiordalisi non si sia accorto di queste mancanze e non le abbia cercate né nel mare antistante, dove sono rimaste per circa dieci anni . I rifiuti tossici erano in quei containers e sono stati trasportati lungo il fiume Oliva da camion appositamente fatti giungere nella notte del 14 dicembre. Solo in quella notte è stato possibile fare il trasporto, perché il giorno dopo la nave venne rovistata in lungo ed in largo dal capitano Bellantone e dai suoi uomini e dai carabinieri. E’ singolare la deposizione fatta dal capitano Ivano Tore davanti alla commissione bicamerale d’inchiesta sul traffico dei rifiuti, che si è svolta il 23 febbraio 2005 . Ecco cosa dichiarò.
PRESIDENTE. Va bene. Quanto tempo dopo lo spiaggiamento vi fu l'intervento sul posto di militari dell'arma?
IVANO TORE. Si riferisce alla Rosso?
PRESIDENTE. Sì.
IVANO TORE. Per quanto mi riguarda, noi siamo andati a fare un rilievo della posizione della nave con il capitano di vascello che è deceduto, De Grazia, un bravissimo collaboratore. Andò lui con il maresciallo Moschitta a fare i rilievi su come era posizionata, su come si presentava la struttura galleggiante, anche per verificare da quanto tempo era ferma, perché nessuno ci aveva mai segnalato questa situazione.
PRESIDENTE. Che lei sappia, vi fu un tentativo di dirottare i carabinieri che dovevano assistere alle operazioni della Messina?
IVANO TORE. Sì, di dirottamenti non palesi...
PRESIDENTE. Un falso incidente?
IVANO TORE. Non palesi ce ne sono stati diversi, interni ed esterni.
PRESIDENTE. Ci spiega meglio che significa?
IVANO TORE. Significa che intanto era un'attività, come dire...? In una Calabria già martoriata da altri episodi di natura più immediata, per un reparto speciale interessarsi di rifiuti era un po' non dico una deminutio, comunque era un'attività da uomini di stazione, delle compagnie. Si è mosso un reparto a livello provinciale con il magistrato, un bravissimo magistrato, che io stimo moltissimo, di pretura; quindi, insomma... Io al dottor Scuderi, che era a capo della procura, dissi: faccia una bella lettera al mio comando e dica che vuole questo, questo e questo, punto e basta. Altrimenti qui ogni volta la mattina mi dicono «guardi, oggi deve andare...», e questa attività... E così è stato. Quindi scrisse la lettera in cui disse - io all'epoca ero maggiore - «deve essere messo a disposizione per attività istituzionali di questa pretura». Naturalmente, tutta l'indagine, in particolar modo sulla Rosso, era tenuta riservatissima, quindi se potevamo evitare di parlarne era meglio per tutti, perché la fuga di notizie purtroppo era all'ordine del giorno. E questi potrebbero essere i famosi condizionamenti (fra virgolette) interni, ma di natura non certamente impeditiva. Per quelli esterni, c'erano molte cointeressenze a far sì che si sminuisse il problema, dicendo che non era vero, che la Rosso non trasportava niente, che non c'era niente, tant'è vero che ad un certo punto dovemmo uscire allo scoperto mandando a fare una verifica sul posto, con fotografie eccetera. Trovarono riverniciato... ora non ricordo bene i particolari, però ricordo che De Grazia, che era molto competente, fu molto preciso su cosa era stato fatto, sulle variazioni su quella che era la struttura originaria di questa motonave. Però a memoria così direi che... potrei aggiungere qualcosa di mio piuttosto che dati di fatto.
I depistaggi vennero fatti anche in seguito quando l’inchiesta venne riaperta nel 2003 dal sostituto Procuratore di Paola Francesco Greco. Il giudice , per supportare l’inchiesta cercò immediatamente fra i carabinieri ed il corpo dei vigili urbani dei collaboratori sul territorio . Fra questi scelse un vigile urbano del comune di Amantea che essendo un militante del WWF conosceva bene il territorio e tutte le deficienze legate all’inquinamento ambientale e marino. Il vigile dette un grande aiuto al giudice indicando una serie di circostanze che si verificarono attorno allo spiaggiamento della Jolly Rosso. Addirittura riuscì ad avere da cittadini dei video amatoriali che vennero allegati all’inchiesta , poi improvvisamente il sindaco di Amantea Franco La Rupa richiama a sé il vigile urbano. Lo stesso avviene anche verso altri carabinieri impegnati nell’inchiesta. Il giudice Greco restò solo e si sfoga con il TG3 Ambiente dove disse di non essere per niente aiutato nell’inchiesta dalle istituzioni. Della cosa se ne occupò L’Espresso e subito dopo le cose ritornarono al loro posto. I dubbi ora ruotano attorno alla figura del pentito Fonti specie dopo le dichiarazioni-querele del Re del Pesce “radioattivo” Muto. Dubbi che vengono da lontano, dalle sue deposizioni al processo che vide coinvolto l’on. Giacomo Mancini. E se le dichiarazioni del pentito fossero tutte una bufala per l’ennesimo depistaggio sulle navi dei veleni ?
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